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Politica

Cannabis e eutanasia legale: i primi referendum all’epoca dello SPID

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Negli ultimi sette giorni il dibattito politico, sempre avviluppato sul green pass, è stato investito da un argomento antico ma che adesso sembra essere impellente: la legalizzazione della cannabis.
È infatti assai probabile che nella prossima primavera saremo chiamati alle urne per un referendum per abrogare il reato che punisce la detenzione di cannabis ma non solo. 

Cannabis e eutanasia: due questioni su cui ci dovremo esprimere 

Le due questioni sono passate un po’ sotto silenzio, come se non si credesse al fatto di poter raggiungere le firme necessarie per indire un referendum. Ma la legalizzazione della cannabis e il diritto all’eutanasia potrebbero diventare oggetto di referendum.
Nel caso della legalizzazione della cannabis il referendum potrebbe chiederci di abrogare le norme del Codice Penale che pretendono l’arresto per chi detiene o coltiva cannabis per uso personale.

Ma oltre al referendum per legalizzare la cannabis potremmo poter scegliere se legalizzare o meno l’eutanasia. Infatti l’associazione Luca Coscioni sta raggiungendo il numero minimo di firme per indire un referendum che abroghi il reato di suicidio assistito.
Entrambe i referendum, quello per la legalizzazione della cannabis e quello per l’eutanasia legale, hanno un elemento in comune. Per la prima volta è possibile sottoscrivere la richiesta di referendum tramite l’identità digitale SPID.

Questa vera e propria rivoluzione nel mondo dei referendum la si deve a Riccardo Magi, presidente e deputato di Più Europa. Nel giugno scorso l’onorevole ha infatti presentato in Commissione Affari Costituzionali un emendamento al decreto “Semplificazioni” introducendo la possibilità di firmare digitalmente per i referendum popolari. 

Proprio grazie a questa novità la richiesta di referendum sulla cannabis in un solo giorno ha ricevuto 100.000 firme, e in una settimana ha superato abbondantemente le 500.000.
Tutto questo entusiasmo ha però sollevato il dibattito fra i giuristi: lo SPID mantiene il significato dello strumento referendario o ne mina l’autorevolezza?

Come può cambiare il referendum popolare con lo SPID?

È su questo che si sta discutendo in questi giorni dopo che si è saputo che, il referendum per la legalizzazione della cannabis, avrebbe superato di molto le 500.000 firme grazie all’identità digitale. 

Come si legge su Il Post, i giuristi si stanno interrogando se la possibilità di firmare una richiesta di referendum dal divano di casa non rischi di svilire lo strumento. Non solo: il secondo timore per alcuni è quello di assistere a un’esplosione dell’utilizzo del referendum e quindi di vedere presentare quesiti con troppa facilità e leggerezza

Semplificando molto firmare per un referendum potrebbe diventare come mettere un like su Facebook, dicono alcuni. Questo da un lato potrebbe far aumentare le richieste di referendum, dall’altro potrebbe mutare la percezione del cittadino che può apporre la firma con  facilità.

Non è del tutto vero sostengono altri giuristi. La raccolta delle firme è solo il primo passaggio per richiedere un referendum. A fronte dello SPID, che effettivamente potrebbe facilitare la raccolta firme, ci sono sempre i vagli della Corte Costituzionale e della Cassazione. In più al momento, la piattaforma dalla quale è possibile firmare utilizzando la propria identità digitale è a pagamento.

Altri esperti invece affermano come si potrebbe alzare il numero minimo di firme; per farlo però occorre una modifica del testo costituzionale che implica un iter aggravato e quindi per nulla rapido.

Sta di fatto che è legge la possibilità di firmare le richieste di referendum anche attraverso lo SPID. Una bella novità che oltre all’eutanasia e la cannabis legale potrebbe essere utilizzata per altre richieste come dai No Green Pass che vorrebbero un referendum per abolire il passaporto vaccinale. 

Federico Feliziani
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Federico Feliziani
Autore e scrittore di prosa e poesie, blogger e consigliere comunale a Sasso Marconi, è da circa un decennio politicamente attivo e dedito alla causa contro le violazioni dei diritti umani. Considera la propria disabilità un’amica e compagna di vita con cui crescere e mantenere un dialogo costante.