Nonostante la diffusione capillare della lingua inglese, i risultati delle prove INVALSI 2021 attestano livelli di competenza sostanzialmente immutati rispetto a quelli del 2019. Alla luce di questi dati, Cambridge Assessment English ha analizzato gli errori più comuni commessi dagli italiani e gli aspetti da tenere a mente per cominciare a migliorare le proprie abilità linguistiche.
Prodotti di intrattenimento, nomadi digitali, professionisti smart e iperconnessi; ma anche riviste, telegiornali e prodotti esposti tra le corsie dei supermercati: la presenza dell’inglese, in varie forme e declinazioni, è ormai parte integrante della quotidianità degli italiani tanto che la conoscenza approfondita e la competenza attiva nell’uso della lingua sono, oggi più che mai, fondamentali, sia a livello lavorativo che personale.
Eppure, nonostante questo, i risultati delle prove INVALSI 2021 fotografano un Paese — l’Italia — che ancora fatica a instillare nei propri studenti tanto la curiosità quanto l’interesse per un apprendimento efficace e di lunga durata dell’idioma e mostrano numeri sostanzialmente immutati rispetto all’anno-base 2019 per livello di competenza raggiunto nell’uso dell’inglese (secondo gli standard CEFR, Common European Framework of Reference per la padronanza delle lingue), sia complessivamente che sezionando le diverse abilità comunicative: scritto, ascolto, parlato.
A fronte di tali evidenze, è quindi fondamentale da una parte tornare a ragionare sull’importanza dell’inglese nella vita quotidiana di ogni cittadino del mondo globalizzato; dall’altra concentrarsi innanzitutto sulle priorità che ogni studente di lingua solitamente si pone: l’esigenza di farsi capire, bene, e nel minor tempo possibile.
“La lingua italiana è meravigliosa perché si appoggia tantissimo alla gestualità”, commenta Sarah Ellis, Senior Assessment Services Manager per Cambridge Assessment English, che da oltre 80 anni opera come ente certificatore della lingua inglese nel nostro paese. “Ma imparare a comunicare per gesti, che sopperisce all’esigenza del farsi capire sul momento, è un livello primordiale dell’apprendimento linguistico, che deve poi procedere raggiungendo due traguardi fondamentali: la memorizzazione dei vocaboli, prima, e la padronanza della grammatica, poi.”
L’apprendimento di una lingua è dunque un percorso diluito nel tempo, progressivo e che può giungere a destinazione grazie a impegno, costanza, determinazione, e, naturalmente, tanto esercizio. Prima di iniziare, può quindi essere utile capire su che cosa concentrarsi maggiormente e fin da subito per partire con una marcia in più ed è con questo obiettivo che Sarah Ellis e Cambridge Assessment English hanno stilato una lista dei 10 errori più comuni che i madrelingua italiani commettono nell’uso dell’inglese e suggeriscono altrettante canzoni per non farli più.
La s alla terza persona singolare
Molti italiani dimenticano la “s” a chiudere la coniugazione dei verbi alla terza persona singolare. Un errore all’apparenza veniale, ma che, nei fatti, intralcia fluidità e comprensibilità del discorso, alterando inoltre la struttura morfologica del verbo in questione.
Per ricordare la regola attraverso la musica: Here comes the sun, The Beatles
La h sonora
La “h”, in italiano, è muta. Al contrario, in inglese, essa assume importanza fondamentale non solo a livello di prosodia, ma anche di semantica: due parole scritte uguali ma differenti per una “h” suonerebbero infatti in modo identico se non venisse pronunciata!
Per ricordare la regola attraverso la musica: Happy, Pharrell Williams
Presente in italiano vs. present perfect in English
La logica dei tempi verbali in inglese e italiano è piuttosto diversa. Nello specifico, i passati prossimo e remoto dell’italiano non trovano coincidenza perfetta nella lingua inglese, che sceglie invece tra present perfect e past simple a seconda che l’azione effettuata dal soggetto abbia o meno effetto attivo sul presente.
Per ricordare la regola attraverso la musica: I’ve been Everywhere, Johnny Cash
Esprimere il futuro
Anche nel caso del futuro, inglese e italiano procedono su due binari paralleli. Per esprimere diverse modalità e probabilità di svolgimento di un’azione futura (dubbio, certezza…) l’italiano utilizza infatti verbi servili ad accompagnamento della coniugazione, come “dovere” o “volere”; l’inglese, invece, verbi ausiliari, come will o shall.
Per ricordare la regola attraverso la musica: I will always love you, Whitney Houston
To be/to have/to make/to do
“Dover fare” qualcosa, in inglese, può essere tradotto in diversi modi. Le sfumature del dovere vengono infatti grammaticalmente esplicitate nella lingua inglese, che preferisce alternare l’uso di to have / must / to be / to make a seconda di fattori quali, per esempio, esigenza interna o morale o coercizione esterna all’azione.
Per ricordare la regola attraverso la musica: The show must go on, Queen
Genitivo sassone
Ci sono tanti modi diversi, in inglese, per esprimere il possesso grammaticale. Il più tipico, però — e anche il più difficile da imparare per gli italiani — è forse il genitivo sassone: una “s” morfologicamente apposta a fondo parola…basta che si tratti di un essere umano!
Per ricordare la regola attraverso la musica: My father’s eyes, Eric Clapton
Usare o non usare gli articoli
Inglese e italiano hanno modi molto diversi di usare l’articolo, sia determinativo che indeterminativo. Spesso, anzi, questi usi sono diametralmente opposti. Un esempio: se un nome è plurale, molto raramente si dovrà mettere davanti un articolo e lo stesso vale per i sostantivi utilizzati in maniera generica.
Per ricordare la regola attraverso la musica: When doves cry, Prince
Countable/uncountable nouns
O, in altre parole, nomi numerabili e non-numerabili. Un punto particolarmente critico nell’apprendimento dell’inglese, specie perché la suddivisione dei sostantivi inglesi tra numerabili e non-numerabili deve essere imparata a memoria. Un esempio? Il termine information, ossia “informazione/i”, che in inglese non ha una forma plurale.
Per ricordare la regola attraverso la musica: Too much information, Duran Duran
Sottili differenze
In questa categoria rientrano sia quei termini facilmente confondibili, ma non intercambiabili, come per esempio lend/borrow; bring/take; remember/remind, che i false friends, ossia le parole che vogliono dire una cosa in una lingua e parole simili che ne vogliono dire un’altra in un idioma diverso. Tra questi ultimi rientra per esempio library, che non significa “libreria”, ma “biblioteca”, o pavements, che non significa “pavimenti”, ma “marciapiedi”.
Per ricordare la regola attraverso la musica: Chasing pavements, Adele
Questioni di pronuncia
Non solo perché ogni lingua di uguale alfabeto pronuncia le stesse lettere in modo diverso, ma, soprattutto, perché l’inglese non ha corrispondenza perfetta tra scritto e pronuncia. Nei fatti, ci sono molte più vocali in inglese (ben 15) che in italiano, ma i modi di scriverle sono gli stessi in entrambe le lingue! Nella parola remember, per esempio, le “e” sono pronunciate in modi diversi ( /rɪˈmembə(r)/).
Per ricordare la regola attraverso la musica: I’ll remember you, Elvis Presley