“Viaggiare da sole è stranamente bello, ma bisogna un po’ imparare a farlo.”
Maria Perosino ha pubblicato queste parole nel 2012 da Einaudi nelle prime pagine di Io viaggio da sola, romanzo divertente e profondo al tempo stesso. Parole sobrie e veloci che rigettano chi guarda con pena o tristezza quelle donne che per motivi personali, divertimento o lavoro, viaggiano da sole.
Già dalle prime pagine, però, Maria non descrive i milleuno modi di sopravvivere all’estero e nemmeno meccaniche istruzioni in caso di viaggio in solitaria. Al contrario, Io viaggio da sola dà la sensazione di trovarsi a tu per tu con la scrittrice per una chiaccherata a senso unico. Un dialogo intimo sulle esperienze passate che potrebbero essere d’aiuto, come se quelle righe si trasformassero in consigli di un’amica mai conosciuta ma fidata.
Poiché il libro è rivolto soprattutto alle donne anch’io mi rivolgerò direttamente a loro: prima o poi capita di affrontare un viaggio sole. Volenti, nolenti o dolenti. Capita anche di vivere una sensazione sgradevole per non avere qualcuno con cui dividere il peso della valigia, dei pensieri e del jet lag (o no?). Ecco, una volta letto questo libro, questa sensazione odiosa sparirà. Perché viaggiare da sole non è una sfida o una scommessa sulla propria sopravvivenza: il viaggio in solitaria è un viaggio in solitaria e basta. La morale? In viaggio (come nella vita) bisogna cavarsela da sole non perché si è scompagnate o per spirito di rivalsa, bensì per pura realizzazione personale.
Maria è brava a spiegare con semplicità e determinazione ciò che ha vissuto sulla propria pelle in giro per il mondo. Ciò per evitare che le sue lettrici si piangessero ancora addosso e provassero la sensazione di solitudine, avvilimento o lontananza dalla propria quotidianità. Perché diciamoci la verità, è così che la maggior parte delle donne si sente quando viaggia da sola: sola. Che sia turismo, viaggio di lavoro o una fuga da qualcosa o qualcuno, c’è sempre un motivo per cui partire e ritrovarsi sole. È più forte di noi.
E Maria non fa eccezione: lei per prima ha cominciato a viaggiare dopo la morte del compagno del quale era innamoratissima. Essere più forte della morte, l’ha portata a creare sia una house sia una home in ogni luogo che non fosse Torino, sua città natale. Inoltre, tra le righe si leggono confidenze dalle quali scaturiscono i suoi insegnamenti e incoraggiamenti. Coraggio di prendere e partire, che ormai si è abbastanza grandi e vaccinate per cavarsela da sole senza piangersi addosso, per rinascere e ricominciare.
Maria non ha ricominciato solo dopo la morte del compagno, ma anche dopo la propria. Infatti, il suo secondo romanzo, Le scelte che non ho fatto, è uscito il giorno dopo la sua scomparsa. Non tanto per scelta della casa editrice, piuttosto per circostanze della vita (o del destino). Ciò a testimonianza della sua forza interiore che non si è piegata nemmeno di fronte alla malattia.
Consiglio a tutte di tenere nel trolley Io viaggio da sola di Maria Perosino poiché essendo testamento di vita vissuta ne trarrete sicuramente vantaggi pratici e logistici. Inoltre, vi sembrerà proprio di viaggiare in compagnia di un’amica e una grande donna di nome Maria.
E ricordatevi che “per mangiare le ostriche sarebbe meglio essere in due, ma in fondo la scelta peggiore è non mangiarle affatto”.
Carlotta Cuppini