Enrico Letta dopo sette anni si siede sulla poltrona più alta di Largo del Nazareno con un obiettivo ambizioso: rialzare e ricollocare il partito
È tornato. Sette anni dopo da quel ”Lettastaisereno” che lo ha defenestrato da Palazzo Chigi Enrico Letta rientra al Nazzareno da segretario del Partito Democratico. Aveva chiesto di avere anche qualche voto contrario e in effetti qualcuno lo ha avuto. Pochissimi rispetto agli 860 delegati che hanno votato a favore della sua proposta.
Il ritorno in grande stile di Letta ha un retrogusto poetico che rende la politica un vero frammento della vita. Un percorso da cui si impara ma nel quale si porta anche quanto vissuto in altri settori della società. È quello che Enrico Letta, da sette anni professore in Francia, ha tenuto a sottolineare rientrando al Nazzareno.
Poesia a parte Letta si trova con una situazione ingarbugliata fra le mani dalla quale far nascere un partito nuovo. Se ricordiamo lo stesso intento di Nicola Zingaretti che però ha gettato la spugna per le troppe trame interne. Perché quindi Letta dovrebbe riuscirci? Oltretutto in piena pandemia.
Sicuramente fra gli scettici starà serpeggiando questa domanda. Il Partito Democratico è un insieme di tribù armate di archi e frecce che hanno sempre usato per bersagliare il segretario di turno. Anche questo giro quindi potrebbe finire tutto al poligono.
A meno che Enrico Letta non lavori con i dirigenti romani ma insieme alle migliaia di iscritti sui territori. È quanto di fatto ha detto sottolineando come il PD non debba essere un partito di potere. Anche l’opposizione fa bene, serve a ragionare dice Letta. Non bisogna quindi avere paura delle proprie idee.
È con questo principio che il neo segretario scrive la sua idea di PD. Un programma che si rivolge ai giovani con un’attenzione particolare alla scuola e all’università. Ma non si è fermato qui Letta. A sorpresa lancia anche la proposta di abbassare a sedici anni l’età del diritto di voto.
Ma poi afferma anche come sia necessario imparare dalla pandemia per affrontare il futuro, usare il Next Generation Eu costruendo un mondo più sostenibile e inclusivo. Anche su questo punto Letta non smentisce il suo intento di non vivacchiare. Rilancia una grande battaglia abbandonata come lo ius soli e lo ius culture rivendicando, però, la cancellazione dei decreti Sicurezza che il PD ha ottenuto nel Conte 2.
Dopo aver descritto i progetti che da domani tutti i circoli potranno discutere Letta si è soffermato sulla collocazione politica del Partito Democratico che non potrà fare a meno della coalizione. Guardando anche ai Cinque Stelle per Letta il PD deve lavorare ad alleanze larghe nelle quali essere la guida.
Come sempre accade in politica il tempo immediatamente successivo all’incoronazione non conta. Bisognerà attendere un po’ di tempo per capire se Enrico Letta riuscirà davvero nella sua impresa. Si dovrà impegnare molto considerando i precedenti che hanno visto tutti i segretari logorarsi a favore del gioco delle correnti.
Federico Feliziani
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