La soluzione della crisi di governo sembra alle porte. Ma il voto continua ad essere un’ipotesi probabile
La settimana che inizia oggi dovrebbe svelarci l’epilogo della crisi di governo. Una complicata situazione che sembra essere sfuggita di mano a tutti i protagonisti, adesso in stallo.
Ma a essere in stallo non sono solo le strategie politiche di risoluzione della crisi di governo. A somatizzare la precarietà è proprio l’esecutivo che sta di fatto gestendo l’ordinaria amministrazione pur essendo un governo nel pieno delle sue funzioni.
È proprio questo il lato preoccupante di questa crisi di governo incomprensibile persino agli occhi di chi la sta vivendo sulla propria pelle. Nel momento che sta attraversando il Paese uno stallo politico era proprio quello che si sarebbe dovuto evitare a tutti i costi. Mentre il mondo sta danzando sul mercato dei vaccini, l’Italia è costretta a fermare la sua zoppicante campagna vaccinale per conservare le dosi per la seconda inoculazione. Infatti i protocolli disponibili al momento prevedono la necessità di due iniezioni a distanza di 20 giorni per considerarsi immunizzati. È quindi essenziale avere le scorte per vaccinare una seconda volta chi ha già ricevuto la prima dose.
Una situazione che sta facendo posticipare la turnazione delle categorie da vaccinare prioritariamente. Effetto di tutto ciò sarà lo slittamento del raggiungimento dell’immunità di gregge. Viste anche tutte le nuove varianti del virus che preoccupano gli scienziati.
Ma la politica è dedita alla caccia grossa. Conte sta ancora cercando i “responsabili” mentre si avvicina il giorno in cui la crisi di governo potrebbe entrare al Quirinale. Per mercoledì è attesa infatti la relazione del ministro della giustizia Bonafede in Senato. Comunicazioni che non sembrano trovare l’appoggio sufficiente per essere approvate.
La preoccupazione negli alleati di Conte è tanta. Non si vorrebbe aprire la crisi di governo in questo modo bruciando di fatto il Presidente del Consiglio che, a quel punto, vedrebbe scemare anche la maggioranza ottenuta una settimana fa.
Spunta allora la crisi di governo pilotata. Niente aula ma una salita al Colle da celebrarsi domani. Così Conte si dimetterebbe chiedendo al Presidente della Repubblica un nuovo incarico a formare un governo.
Cosa cambierebbe? Conte potrebbe azzerare il pallottoliere ormai impazzito per poi cominciare da capo la ricerca di una maggioranza su nuove basi.
La troverebbe? Assolutamente no. Il partito di Conte esiste soltanto nelle macchine dei sondaggisti che provano giubilo nelle loro fantasie. Nell’attuale Parlamento Matteo Renzi continua ad avere un potere strategico e, con lui, Conte dovrà parlare se vuole restare a Palazzo Chigi.
A questo punto però entra in scena il Movimento Cinque Stelle che continua a ripetere come con Renzi il dialogo sia chiuso.
Ecco che allora sarà una partita tutta da vedere. Essendo però ben consapevoli di come ci sia sempre la strada del voto all’orizzonte. A mali estremi, estremi rimedi.
Federico Feliziani
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