Una risoluzione che potrebbe aprire un’irreparabile crisi di governo. Per evitarla c’è un’unica soluzione: quella più antica e raffinatamente banale
Parallelamente al dibattito sulle vacanze natalizie c’è un’altra discussione che sta tenendo banco. Quella sulla riforma del MES -Meccanismo Europeo di Stabilità- su cui riferirà il Presidente Conte domani alla Camera che dovrebbe votarne il via libera.
È proprio sulla risoluzione che si sta celebrando un dibattito folto di stoccate all’interno della maggioranza di governo. Qui è bene intendersi: nessuna discussione tecnica. Si tratta di una questione squisitamente politica che vede, PD e Italia Viva da una parte, Movimento Cinque Stelle dall’altra. Nessuno dei protagonisti si azzarda a entrare nel merito di una questione alquanto complessa.
La netta spaccatura si celebra sul favore e sulla contrarietà alla riforma del MES. Partito Democratico e Italia Viva sono a favore mentre il Movimento sta vivendo una vera e propria crisi di passaggio. L’ala governista di Di Maio esprime favore nei confronti della riforma seppur specificando come l’Italia non ricorrerà mai al MES. La parte movimentista, che fa riferimento a Di Battista, è invece assolutamente contraria perché -spiegano, avvallare la riforma significherebbe lanciare un messaggio positivo nei confronti del MES.
Nel fronte degli oppositori c’è poi il Centrodestra compatto con Silvio Berlusconi spiaggiato sul leader della Lega. Sembra passato un secolo da quando il cavaliere voleva diventare la zeppa per la maggioranza instabile del governo Conte. La suprema caratteristica della Destra nel trovare sempre una soluzione alle divergenze interne funziona sempre. Così,. utilizzando un’illustre figura come Tajani che d’Europa ne capisce, Forza Italia ha fatto sapere che voterà contro la risoluzione.
Era nella premessa iniziale. Ci troviamo difronte al miele per gli analisti. È pura politica: niente di più e niente di meno. Quindi, come uscirne?
Nel modo più politico di sempre.
Nonostante Conte lo neghi la maggioranza ha un problema grosso. Non trova l’accordo su molte questioni a cui si aggiunge quella sulla riforma del MES. Il Movimento Cinque Stelle è ancora in forno. Non si sa in che forma ne uscirà dopo gli stati generali che si devono ancora concludere. Quella del MES è diventata la questione dello scontro fra le due anime del movimento. Se Di Maio tira troppo la corda Di Battista la strappa dando il via alla scissione che farebbe cadere il governo.
C’è poi un piccolo particolare da tenere in considerazione. Il Presidente della Repubblica ha fatto intendere, senza troppi giri di parole, come difronte alla caduta del Conte due si andrebbe al voto. Un voto che dunque coinciderebbe con la terza e la quarta ondata della pandemia. Non sarebbe quindi la soluzione proprio ottimale.
Il problema si fa dunque sempre più complesso. C’è un’unica soluzione: quella più politica di tutte. L’opzione che suscita antipatia negli elettori ma che risulta una festosa festa per la politica. Il traccheggio. È proprio questo il momento. Mai come oggi l’attendismo sarebbe salvifico. D’altronde lo fanno sempre gli altri Paesi membri ponendo veti anche sul software da utilizzare per redigere i trattati. Questa volta potrebbe essere il turno dell’Italia.
Federico Feliziani
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