Lo si sapeva da tempo. Natale è il momento più critico nel quale non permettersi distrazioni. Eppure qualcuno ci mette ancora in pericolo
Nel giorno in cui si registra il più alto numero di decessi in tutta la pandemia il governo vara il dcpm Natale. Quello atteso da tutti perché sarà con questo provvedimento che affronteremo la fine del 2020.
Questa volta il Ferragosto ha fatto scuola. Il governo infatti per la fine di quest’anno maledetto non allenta. Anzi, sembra aver retto anche alle pressioni arrivate dalle Regioni. Tutte le nuove regole sono quindi volte a impedire assembramenti, provare a dare un po’ d’aria all’economia facendo assaporare l’atmosfera natalizia pur stando attenti a non vanificare i sacrifici fatti sin qui..
Non mancherà infatti la possibilità di comprare regali. Il dcpm Natale allunga l’orario di apertura dei negozi fino alla 21. Dovremo però fare a meno dei centri commerciali durante i fine settimane e nei giorni festivi. I pranzi, per chi si trova in aree gialle, si potranno fare a ristorante. Non è lo stesso per le regioni arancioni o rosse nelle quali -afferma il dcpm- è consentito solo l’asporto.
Le restrizioni più importanti partiranno però dal 21 dicembre quando infatti non sarà più possibile spostarsi da un territorio all’altro salvo per gli ormai ben noti motivi di necessità. Nei giorni considerati caldi come Natale, Santo Stefano e il Primo dell’anno non ci si potrà spostare fra i Comuni.
Il dcpm Natale prova a toccare la sfera più delicata in un Paese democratico. Ovvero il comportamento da tenere nelle proprie abitazioni. Ecco che entra in scena la raccomandazione di non ricevere persone a casa. Più di questo il governo non può fare. Può solo sperare nella responsabilità personale di ognuno.
Proprio mentre il Presidente Conte provava a spiegarci come tutte queste misure siano necessarie per scongiurare una terza ondata, alla Camera l’opposizione metteva in scena una protesta contro quelle che definisce “misure illiberali” come, solo per citarne una, non vedere i nonni a Natale. Mobilitazione che equivale a centinaia di pugni allo stomaco se messa a confronto con il dato dei 993 decessi arrivato poco prima.
Ed è proprio la protesta messa in scena da Salvini, Meloni e Tajani che ci dà la cifra di tutta la situazione. Se dei rappresentanti politici non comprendono la gravità del momento è improbabile che venga compresa dalla popolazione. Così la responsabilità personale richiamata da Conte è tutt’altro che certa.
Nessuno ha la palla di vetro. Ma qualche indizio ce l’abbiamo. Se non avremo la forza di rinunciare alle nostre abitudini tradizionali non vedremo neanche il rosso. Ci troveremo al nero con ancora l’uvetta sui denti.
Federico Feliziani
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