Decisamente infelice è stato il risveglio del Movimento 5 Stelle all’indomani delle elezioni regionali.
I festeggiamenti per il successo referendario, infatti, non sono bastati a coprire il sonoro tonfo dell’autentico crollo di consensi rimediato dai grillini in quasi tutte le regioni interessate dalla competizione elettorale. Il che, com’è naturale, ha scatenato un acceso dibattito nella già poco coesa compagine M5S e Casaleggio, Davide, ha voluto ritagliarsi un main role in questo palcoscenico chiassoso. Ruolo che egli reputa gli spetti di diritto.
Ma procediamo con ordine.
Dietrofront
Ormai da tempo il movimento è spaccato. Il codice valoriale, che si credeva unanimemente condiviso, non sembra più sufficiente a compattare gli intenti; il movimento fluido sul quale si faceva affidamento inizia a sembrare più un caos di interessi (politici e non) differenti. Mancano, è evidente, figure istituzionali e magari una struttura di stampo partitico.
Il malessere, salvo ignoti tempi di incubazione, si è manifestato apertamente più o meno nell’agosto del 2019. Quando, dopo i deliri da Papeetismo di Salvini Ministro, gli alti ranghi del M5S presero coscienza di aver concesso gli onori del governare al supposto leader di un partito con appena il 17%, che ora chiedeva pieni poteri. E allora dietrofront e andò in scena l’ormai celebre discorso di Conte con tanto di mano sulla spalla e bacio di rosari.
E così si cambiò rotta. Gli arrembanti slogan che avevano accompagnato quella eterna campagna elettorale si trasformarono in affermazioni come “responsabilità di governo” e “senso delle istituzioni“; e si inventarono cose mirabolanti, tipo il “mandato 0“. Già questo, prima che l’alleanza con il PD, fece storcere il naso ai seguaci del blog.
L’immedesimarsi con una gestione di responsabilità e istituzioni e mandati che il primo movimento si prefiggeva di distruggere.
Dopo qualche iniziale polemica, però, il malcontento, più che esplodere, serpeggiò internamente.
In primis, perché dopo le uscite di Salvini, si era capito che un’alleanza di governo col PD fosse l’unica strada percorribile. E poi perché, con l’avvento dell’epidemia mondiale, il governo giallo-rosso ha dato l’impressione di una buona gestione dell’emergenza sanitaria, tanto da essere preso a modello al di fuori dei confini nazionali. Probabilmente il meglio che potessimo avere in quei momenti, data il nulla programmatico e l’allergia al buon senso della destra d’opposizione.
Il Blog delle Stelle
Così, dopo mesi di discussioni, scaramucce, mancati rimborsi e ostruzionismi vari, la sconfitta alle regionali è divenuto il casus belli di una lotta intestina che si preannuncia sicuramente più agguerrita di quanto non lo sia stata fin ora. Torniamo a noi, dunque.
Il 4 ottobre appena passato, giorno dell’ 11° compleanno del Movimento, è comparso sul Blog delle Stelle un post di Davide Casaleggio. Un lungo messaggio nel quale il presidente della Associazione Rousseau (e CEO della Casaleggio Associati) ha precisato come l’idea del movimento stesso sia partita dal concetto della “democrazia diretta” tramite la rete e, nello specifico, sulla Piattaforma Rosseau, ideata dal padre. Concetto che, a suo dire, consentirebbe di superare la struttura democratica che noi conosciamo e che egli definisce “modello […] novecentesco“. Ha aggiunto che il movimento è nato per mai diventare partito e che questo non sarebbe “una struttura organizzativa, ma […] un’impostazione di potere“.
Continua ricordando la propria disponibilità silenziosa e gratuita – salvo contributi e pubblicità di rimando per la propria impresa e la stessa immagine di imprenditore – alla causa e chiosa con un avvertimento che suona come una minaccia: “qualora, per qualche motivo, si avviasse la trasformazione in un partito, il nostro supporto non potrà più essere garantito”.
È guerra aperta, insomma.
De bello giallico
Quello che sembrava un mal di pancia della base, si è rivelato essere uno scontro agguerrito ai vertici. Volano stracci tra gli eletti e Casaleggio jr; si minacciano le vie legali.
Intanto, su Facebook, il comitato di garanzia ove siede anche Vito Crimi, capo politico ad interim, condanna l’operato dell’imprenditore: “Il Blog delle Stelle è il canale ufficiale del M5s e Davide Casaleggio non ricopre alcuna carica nel Movimento 5 Stelle. Il post pubblicato in data odierna sul Blog delle Stelle a firma Davide Casaleggio rappresenta una sua iniziativa, personale e arbitraria, diffusa attraverso uno strumento di comunicazione ufficiale del Movimento 5 Stelle“. “Il fatto che il Blog delle Stelle sia gestito dall’associazione Rousseau non autorizza il suo presidente a utilizzarla per veicolare suoi messaggi personali non condivisi con gli organi del M5s. Il M5s siamo noi, tutti, non è appannaggio di qualcuno in particolare“.
La verità, però, è che Piattaforma e Blog sono in gestione, nella disponibilità e di proprietà dell’Associazione Rousseau (e quindi di Casaleggio). Tant’è che oltre alla condanna su Fb il post incriminato non ha ricevuto altra sanzione ed è ancora visibile. Il che avvalora la tesi proposta dall’autore per la quale la propria piattaforma è l’idea fondante del Movimento stesso, e non solo, ne è il mezzo di partecipazione.
“L’état, c’est moi“; senza di me lo show non va avanti.
Scacco.
Arrocco
Così in tanti invocano ora l’intervento di Beppe Grillo, per ristabilire l’ordine e portare al’interno della compagine pentastellata alcuni poteri concessi in comodato. All’indomani dell’annunciata debacle elettorale, però, mentre Di Maio si sbracciava per sottolineeare l’importanza della vittoria al referendum e affermare come la nuova composizione non svilirà il ruolo del Parlamento, lo stesso comico andava dicendo al Presidente del Parlamento europeo David Sassoli che il Parlamento serve a poco o niente e che per lui sarebbe meglio estrarre a sorte i parlamentari.
Bingo.
Se vi stiate chiedendo il perché dovremmo rinunciare alla facoltà di scegliere i nostri rappresentanti affidando al caso la gestione del Paese è presto detto: c’è Rousseau!
“Possiamo fare tutto con il voto digitale. Sono andato ancora a votare con una matita, dietro una cabina… Sono cose che non concepisco più. Noi abbiamo lanciato Rousseau, che è interessante. Una piattaforma dove un cittadino può dire, consigliare, votare a tutti i livelli, proporre una legge” ha affermato il comico genovese.
Democrazia millenial
Insomma, agli Stati Generali indetti da Crimi, la battaglia sarà agguerrita e non puramente politica, bensì ideologica. Lo scontro non sarà tra gli attuali detentori del potere politico a 5S che vogliono reinventare la struttura per conservare quello stesso potere e l’ereditiere di aziende e visioni del defunto “guru” grillino che invece vuole continuare a esercitare e detenere i poteri originariamente concessigli. No, la battaglia sarà sul significato più intimo della democrazia.
Diretta o rappresentativa? Qual’è quella autentica?
Possiamo ancora chiamare democrazia quel desueto “metodo novecentesco” fatto di parlamenti, garanzie costituzionali e noiosissime elezioni a matita?
Non sarebbe meglio una modernissima piattaforma online, dove si possa votare tutti i giorni, con garanzie che fanno acqua da tutte le parti e di proprietà e ad appannaggio di privati, che all’occasione ricordino, pur gentilmente, il loro ruolo di padroni, quando che gli eventi possano metterlo in discussione?
Agli Stati Generali l’ardua sentenza!