Ho avuto il privilegio di veder giocare Josè Maria Callejon e ne sono fiero. L’ho visto rincorrere ogni singolo pallone, come il più classico dei centrocampisti di rottura, lui che centrocampista non è. L’ho visto baciare la maglia ed omaggiare il San Paolo con i suoi “inchini”. L’ho visto tagliare meravigliosamente sul secondo palo, come nessuno mai. L’ho visto segnare, spesso. L’ho visto gioire. Ho visto Josè Maria Callejon con la maglia del Napoli e non lo dimenticherò.
Chi mi conosce sa quanto in un calciatore apprezzi soprattutto l’impegno e l’attaccamento alla maglia. La tecnica conta, ma senza il sudore, l’abnegazione, l’ossessiva ricerca della perfezione dei movimenti, non sei praticamente nessuno.
Callejon ha sempre dimostrato di avere buona tecnica, d’altronde se non ne hai è difficile che il Real Madrid ti prenda in considerazione. Ma ciò che ho amato in lui è stato l’impegno, severo e costante. Minuziosissimo. E per uno che arriva dalla squadra più titolata al mondo non era affatto scontato.
Josè Maria Callejon è arrivato a Napoli grazie a Benitez ed è stato parte integrante di quel processo di internazionalizzazione che ha visto i partenopei raggiungere traguardi sempre più importanti di anno in anno. Tutti con una costante: Josè Maria Callejon titolare fisso. Trecentoquarantasette presenze e ottantadue reti in maglia azzurra in sette anni. Non occorrerebbe aggiungere altro, se non si trattasse di Callejon.
Oltre i numeri, che nel calcio fanno la differenza, Callejon a Napoli ha dimostrato di essere uno dei migliori interpreti al mondo nel ruolo di esterno destro. Un calciatore dalla grandissima sapienza tattica ed in grado di abbinare perfettamente la fase difensiva a quella offensiva. Per Josè non è mai esistito un pallone che non valesse la pena rincorrere. Non è mai esistito un taglio che non valesse la pena di tentare. Al punto da diventare perfetto, anche e soprattutto in quello che è ormai passato agli annali come “il taglio alla Callejon”. Palla ad Insigne sulla sinistra che alza la testa e scodella sul secondo palo verso Callejon. Tanto lo spagnolo c’è sempre e spesso fa gol. E quando non fa gol serve Mertens al centro, oppure l’accorrente Zielinski. Per ulteriori info contattare Luciano Spalletti.
Ed è così che ti innamori calcisticamente di un atleta che non puoi non amare. Un uomo che ha sempre dato tutto per la maglia azzurra. Mai una polemica, mai una parola fuori posto. Un hombre vertical, come dicono nella sua Spagna, che avrebbe meritato un saluto speciale da parte della sua gente, da parte dei suoi tifosi.
Io, intanto, ti dico “Grazie”, Josè. Con l’impegno di raccontare un giorno le giocate di quel numero 7 spagnolo in maglia azzurra e quel taglio “alla Callejon” che nessuno potrà mai dimenticare.
Andrea Tarantino
Leggi anche: Un giorno racconteremo la favola Atalanta. Senza lieto fine…
Ti sei perso il Cronache di un Borderlain di questo mese? Clicca qui