A poco più di un mese dal suono della campanella ci sono ancora molti punti oscuri sul ritorno in classe a settembre. Ma Azzolina non cambia strategia
A poco più di un mese dall’inizio del nuovo anno scolastico continua a porsi prepotentemente la stessa domanda: si tornerà in classe a settembre? E nonostante le continue rassicurazioni del ministro dell’istruzione Azzolina, alla quale si deve dare atto dell’univocità del messaggio, ci sono molti fattori che rendono difficile raggiungere l’obiettivo.
Dall’ultimo articolo sul ritorno in classe a settembre passi avanti non ne sono stati fatti. È stata sempre e solo ribadita la data del 14 settembre che ha assunto le sembianze di una clava sulla testa di presidi, provveditori e sindaci. Perché quella che ha tutta l’aria di essere una battaglia personale del ministro coinvolge in realtà molti altri attori costretti a eseguire le direttive del ministero.
Manca poco più di un mese al suono della campanella e si conoscono solo linee guida parziali dalle quali si evince chiaramente come l’emergenza Covid-19 abbia messo in risalto l’inadeguatezza degli edifici scolastici. Per esaudire il desiderio del ministro Azzolina bisogna infatti procedere con lavori strutturali la cui attuazione è tutt’altro che rapida.
Il meraviglioso intento di ridurre le “classi pollaio” prevede nuove strutture difficilmente realizzabili da qui a settembre. Il famoso metro da bocca a bocca prevede una differente logistica complicata da mettere in pratica in un mese. Ancora: l’utilizzo di spazi esterni si fa incerto andando incontro alle stagioni fredde dell’anno. I banchi monoposto non saranno mai consegnati in tempo visto che si tratta di un bando europeo non ancora chiuso.
La realtà è dunque molto diversa dalla narrazione portata due giorni fa alla Camera dal ministro dell’istruzione. Il ritorno in classe a settembre è sicuramente un intento politico lodevole ma sta incontrando diversi ostacoli. Negarli non aiuterà di certo la causa.
Forse si è peccato un po’ di pavidità nel non concludere l’anno scolastico allo scattare del lockdown. Forse si sarebbe potuto ragionare meglio con un sistema scolastico bloccato in modo da iniziare gli interventi dal primo giorno utile. Certo, avrebbe gettato nell’incertezza migliaia di famiglie, potendo però dare una certezza incontrovertibile sulla ripresa a settembre. Sicuri che l’esame di maturità non si potesse proprio spostare? Diciamo sempre che il Covid ha cambiato il mondo, poi?
In tutto ciò continua a esserci la tornata elettorale del 20 e 21 settembre che rischia di interrompere le lezioni a quattro giorni dal via. Sì perché, se è vero che dal governo è partita la richiesta di trovare soluzioni alternative per allestire i seggi, è altrettanto prevedibile che non tutti i territori abbiano questa scelta a portata di mano. Quindi il rischio di interrompere l’anno scolastico dopo pochi giorni si fa molto concreto. Con tutto quello che comporta in tema di sanificazione degli spazi e ripristino degli ambienti didattici.
La politica certamente può continuare nel suo intento di visione non retrocedendo rispetto ai propri obiettivi. La domanda però rimane: si tornerà in classe a settembre?
Federico Feliziani
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