Probabilmente non tutti siamo fatti della stessa sostanza dei sogni ma ormai sia maschi che femmine hanno la stessa voglia di giocare, guardare e parlare di calcio. Come Gaia Brunelli, giornalista Sky e nuova voce del calcio femminile italiano. Lei che è stata in grado di fare tutte e tre le cose per poi doverne sceglierne una: raccontare ciò che succede dentro e fuori dai campi di gioco. Tennis, lo sport tutto ma specialmente il calcio nostrano che, l’estate scorsa, è stato investito da un ciclone rosa con la partecipazione dell’Italia ai mondiali di Francia. Gaia ne ha parlato con noi di Borderlain.it.
Partiamo da lontano. Il 19 giugno 1999, a Pasadena, l’Italia scende in campo contro la Germania: è il debutto azzurro ai mondiali femminili statunitensi. Dov’era e chi era Gaia Brunelli?
Ero già grandicella, giocavo a calcio e l’ho fatto fino ai 23 anni. Lo facevo per pura passione, il calcio femminile aveva una visibilità diversa ed offriva poche possibilità. Contemporaneamente frequentavo l’Università e dopo la laurea, nonostante fossi in serie A col Milan, ho fatto scelte diverse.
Molti opinionisti dicono che il calcio femminile non è calcio. È così difficile far capire che il calcio è sempre il calcio e che al suo interno ha solo persone differenti?
Onestamente, devo ammettere che la prima scettica son stata io. Per fortuna col tempo la situazione è cambiata totalmente e lavorando soprattutto con chi ci crede, come Sky, abbiamo visto cosa sta succedendo. Adesso le bambine possono sognare davvero, avere degli idoli: senza preclusioni, anche dei genitori.
Torniamo ai giorni nostri. Juventus – Fiorentina dello scorso marzo e il mondiale delle azzurre. Momenti diversi di uno stesso movimento, il calcio femminile italiano ed il calcio femminile italiano nel mondo. Riesci a scegliere uno dei due?
Ho potuto commentare sia la sfida dello Stadium che la finale in Francia. È stato tutto davvero…tanto! Quarantamila persone allo Stadium, impianto a misura di tifoso, contesto pulito! C’è sempre chi, dopo, cerca la polemica o di sminuire ma resta il fatto che in tanti hanno deciso di vivere quel momento. La finale mondiale è di per sé un evento globale. Società, politica e cultura si incontrano. Hai la possibilità di confrontarti anche con altri colleghi, tutto ciò è un qualcosa che non dimenticherò.
Lessico calcistico. Sei una di quelle che ci tiene particolarmente a questo aspetto o lasci correre?
Credo ci sia un lessico famigliare che vale per tutti, come diceva la Ginzburg. C’è una terminologia che vale per tutto il calcio: marcatura a uomo, ultimo uomo, inteso come essere umano. Credo che questo debba rimanere nel lessico calcistico. Spesso provo ad usare definizioni come “la capitana” ma, in generale, nessuna limitazione.
Carolina Morace: guardarla da fuori, ascoltarla e poi conoscerla come è stato?
Carolina è persona di carattere, buona, carismatica. La conosco molto bene, c’è amicizia. Capisce di calcio e non ha nulla da invidiare ad altri protagonisti di questo mondo. Ha dato un significato al termine professionismo nel calcio femminile e non vuole più essere l’unica a lottare per il movimento.
Parità contrattuale: eclatante ed educativo è il caso dell’Ajax. C’è chi dice che in Italia potrà avvenire quando il movimento porterà sponsor e interesse come quello maschile.
Dovrà essere tutto graduale, credo che non siamo ancora pronte. L’affiliazione a società professionistiche ha dato un senso di professionismo: queste ragazze ora fanno il mestiere di calciatrici. La cosa fondamentale sono le tutele. C’è bisogno di un fondo pensionistico, tutele infortunistiche. Per una lega professionistica siamo però a buon punto, abbiamo ridotto il gap di qualche anno.
La nuova serie A femminile significa tanta visibilità per le calciatrici, maggiore popolarità. Hai visto cambiare qualche giocatrice?
Conoscevo poco la nuova generazione di calciatrici. Sono tutte ragazze a modo, educate, soprattutto pulite nel modo di vivere e fare calcio.
Megan Rapinoe. Dopo la vittoria Usa dei mondiali, ha espresso il suo dissenso per le politiche di Donald Trump. La figura dello sportivo esposto politicamente e socialmente come la vedi?
È un tema che crea divisione. Credo che chiunque abbia qualcosa da dire, con cognizione di causa e intelligenza, possa esprimere i propri pareri.
In campo le donne hanno già preso il peggio degli uomini?
Diciamo che la donna non dimentica, è più sottile e non perde il suo “spirito investigativo”. La voglia di fare domande anche quando non ce n’è motivo! La donna chiede! Vuole sapere!
Le calciatrici italiane più forti e quelle che potrebbero diventarlo.
Tra le giovani Serturini (Roma) e Glionna (al Verona in prestito dalla Juventus). Tra le affermate sicuramente Giacinti (Milan), Bonansea e Girelli (Juventus).
Le telecronache. Secondo te cosa ha in più una voce femminile?
Non credo ci siano differenze. La telecronaca è molto soggettiva ma fondamentalmente è un racconto organizzato secondo il proprio stile. Credo solo che per crescere dovremmo essere più donne a commentare.
Organizzi il calcetto infrasettimanale?
Purtroppo non riesco al momento. Ho sempre giocato con i miei amici maschi ma ora mi dedico spesso al padel.
Alessia Tarquinio (vulcanica inviata Sky) è proprio così dolcemente complicata?
Per fortuna che c’è lei. Ci divertiamo, scherziamo, è piena di idee e insieme ci completiamo. Son davvero orgogliosa e felice di lavorare con lei.
Il giornalismo oggi. Sembra che la competenza non possa più fare a meno dell’estetica.
In tutti gli ambiti c’è mi merita di più e chi merita di meno. L’importante è che quando arrivi poi tu sia in grado di dimostrare.
Luca Villari